Riecco primavera


Equinozio di PrimaveraCon l’Equinozio di Primavera ci siamo lasciati definitivamente alle spalle l’inverno … a dire il vero è stato un inverno anomalo, stranamente mite e siccitoso, a parte il periodo di gelo siberiano e il metro e mezzo di neve caduta … ma anche l’estate e l’autunno 2011 sono state stagioni anomale, almeno per la mia esperienza e memoria: da giugno ad oggi sono arrivati un paio di temporali rovinosi, un paio di piggerelle isignificanti, una imponente nevicata ma con neve farinosa e inconsistente, in pratica un lungo periodo di siccità. L’orto ha sofferto durante l’estate, e dato che la campagna intorno era secca, caprioli e cinghiali hanno pensato di rifornirsi da noi: rasati i  bancali e divorate tutte le verdure, persino i porri … In autunno non c’era più nulla: solo i rotoli di rete anticinghiale che devo ancora finire di stendere! L’inverno mite, con temperature primaverili ha fatto fiorire le viole a Natale poi … poi un freddo siberiano ha iniziato a mordere le caviglie, poi la neve … tanta, troppa … e sono saltate le semine di febbraio. Altra nevicata agli inizi di marzo e solo in questi giorni ho ripreso i lavori: recintare l’orto, che ho ridotto notevolmente in vista di una ennesima estate calda e asciutta, risistemare i bancali scarapultati dai cinghiali, seminare. Tanto per rallegrare il tutto, durante l’estate  ci si era messo pure il vento  sradicando alberi, spezzando rami, schiantando file di fagioli e pomodori. Ho anche il sospetto che una colonia di arvicole discendenti dalle terribili “arvicole mongole” si sia istallata ai confini dell’orto … Ma è primavera: ripartiamo fiduciosi adattandoci a questi cambiamenti climatici, al terreno poco fertile, alla scomparsa degli insetti impollinatori, ai venti biricchini e alla pioggia che non cade … certo che se gli Dei e le Dee vogliono anche un poco del mio sangue … allora mi girano.

Il giardino di Emilia Hazelip (3 parti in italiano)


I video “Il giardino di Emilia Hazelip” tradotti in italiano

Il dolore e l’ipocrisia


Da un poco di tempo le associazioni e i gruppi vegani e vegetariani stanno prendendo di mira la macellazione degli animali provenienti dagli allevamenti “biologici” facendo notare che, per quanto allevati a terra, nei pascoli, in situazioni ambientali non costrittive, alla fine gli animali vengono uccisi come gli altri e per lo stesso motivo: essere trasformati in cibo. Ed è proprio così … per quanto si tenti di spiegare la differenza di qualità di vita tra un allevamento industriale e uno biologico … la fine è identica: morire per finire nel nostro piatto.

Manifesto animalista

Presso i “popoli nativi” l’uccisione dell’animale era ed è sempre accompagnata da preghiere o riti di ringraziamento per il sacrificio o scusa per la morte arrecata … ma molto probabilmente a nessun animale  interessavano e interessano queste scuse o preghiere: il suo istinto è vivere … vivere e procreare. Il cibo di origine animale che noi consumiamo provoca una sconfinata, immensa e indicibile spirale di sofferenza e morte.

Nel mondo naturale, che tanto ci affascina, meraviglia e commuove … l’imperativo è: vivere, nutrirsi e riprodursi. Il fiero lupo, la nobile aquila, il delfino … tutti i predatori insomma uccidono e mangiano le loro prede … quindi anche il ciclo di vita-morte che sovraintende tutte le forme animate è, nello stesso tempo, un infinito susseguirsi di sofferenze : senza morte non sarebbe la vita.

Ma noi umani facciamo di più: ogni nostra attività, ogni oggetto che usiamo, ogni cosa che possediamo ha provocato e provoca da qualche parte del pianeta  l’identica spirale di sofferenza e morte. Basta pensare alla storia del petrolio, delle materie prime, alla colonizzazione, all’industrializzazione, all’agricoltura intensiva … l’elenco sarebbe infinito. Se non usi scarpe in cuoio le usi in materiale sintetico derivato dal petrolio … se mangi cibo biologico lo puoi fare grazie all’uso di concimazioni a base di letame (che proviene da allevamento animale) …

Appena il sistema economico in cui tutti viviamo, più o meno bene,  a cui tutti partecipiamo in differenti forme e con differenti gradi di consenso o dissenso, comincia entrare in crisi … appena il tasso di crescita si arresta o scende di mezzo punto … ovvero appena abbiamo meno soldi per consumare e meno opportunità di lavorare, produrre e guadagnare … andiamo nel pallone. Ci fosse uno straccio di forza politica, di movimento sindacale, di movimento di protesta, di piazza indignata che proponga e lotti per la diminuzione della produzione, del consumo e del lavoro.

Questo tempo che viviamo è talmente complesso, interdipendente che a nessuno di noi sono concesse vie di fuga: partecipiamo attivamente tutti alla costruzione del dolore planetario.

Il poeta Gary Snyder diceva che l’unica cosa che possiamo fare è vivere con attenzione e leggerezza cercando di provocare la sofferenza minore al pianeta e di riparare ad alcuni dei danni  che provochiamo, quando ci è possibile. Credersi innocenti è un puro esercizio di ipocrisia.

Hugelkultur … più o meno ci somiglia.


Raccolte le ultime verdure estive è tempo di iniziare a rimodellare l’orto: alcuni bancali con scarsa fertilità li ho rifatti e durante l’inverno saranno ricoperti di un consistente strato di humus , compost e in seguito pacciamati, mentre in altri tenterò l’esperimento della Hugelkultur.

hugelkultur

In pratica ho scavato il bancale, spostando da un lato la terra e formando un fosso di una qundicina di cm. di profondità, poi l’ho riempito con uno strato di tronchi e a seguire uno di rami e ramaglie, ricoprendolo parzialmente con il terreno precedentemente spostato. Resterà cosi fino a che l’azione della pioggia non sgretolerà completamente le zolle riempiendo le intercapedini tra tronchi e rami. Il tutto verrà ricoperto con humus, compost e poi la pacciamatura. Ho iniziato questo lavoro per trovare una parziale soluzione alla scarsa fertilità del suolo, all’assenza di vermi e alla scarsissima piovosità della zona e conseguente siccità, tutte cose che hanno determinato un non certo ottima riuscita dell’orto di questo anno. Per intenderci: da giugno ad oggi è piovuto due sole volte e non ho trovato un solo verme in tutto l’orto.

Nella pratica della Hugelkultur i tronchi e i rami dovrebbero decomporsi nel tempo trattenendo umidità e rendendola disponibile per le radici delle varie piante messe a dimora. Ho usato vecchi tronchi accatastati da una decina di anni (castagno, anche se di lenta decomposizione fornisce un formidabile humus) e ramaglie di ailanto, pioppo, salice e acero. Nei siti di riferimento come questo questo trovate svariate indicazioni, immagini e modelli, io ho adattato il tutto alle possibilità e disponibilità di legname che avevo … il secco in piedi lo uso per la stufa. Non ho usato acacia perché ha una decomposizione lentissima, neanche conifere, noce e alloro.

Per quanto riguarda l’assenza di vermi utilizzerò delle Worm Tower posizionate su ogni bancale … chiaramente le preparerò a primavera … ottima stagione per la raccolta di vermi!!