PRIMAVERILI CAMBIAMENTI SU BIONIERI


disegnoneroverde

Da questa primavera per accedere alla propria pagina del “rural network” Bionieri bisognerà avere sottoscritto un abbonamento annuale di 7,50€ (poco più di 50 centesimi al mese).

In una email “Equinoziale” spiegavo a tutti i circa 1000 membri nominali iscritti alla piattaforma e ragioni di questa decisione con queste parole

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Il Sito Bionieri si arricchisce di nuovi arrivi, sempre più persone di ogni età sono attratte da uno stile di vita   più sobrio, sano e legato ai ritmi naturali. Come riportano anche gli “studi” i servizi e gli articoli il bisogno diffuso o “trend” è sempre più di un ritorno alla Terra e ai ritmi naturali e alle attività agricole, sia a livello personale che imprenditoriale e noi ne possiamo solo essere felici e sentirci parte di questo movimento crescente di un ritorno ai valori di una vita migliore, più sobria più sana.

Bionieri, il nostro “Rural Network”, è uno strumento utile per chi intraprende questo percorso e può darci qualche risposta e qualche informazione, così come descritto nella Home, è una “radura” ( così è nata nell’immaginario di Renato http://bionieri.ning.com/profile/RenatoPontiroli   ma potete visualizzarlo anche come preferite, un cortile, un’aia, una cucina con un grande tavolone intorno al quale sedersi…) dove è possibile incontrarsi e scambiare “saperi e sapori”, conoscenze, esperienze, dove fare annunci, chiedere e condividere informazioni e suggerimenti ma credo che ci sia bisogno, e mi piacerebbe tanto ci fosse, di un piccolo sforzo da parte di tutti, soprattutto i nuovi arrivati, per uscire dalla fruizione “passiva” e dare ognuno il proprio apporto perché come per ogni cosa, l’energia è movimento e il sito non è solo una “lettura” una “enciclopedia” delle erbe officinali o delle tecniche di agricoltura da leggere o consultare, ma ha la potenzialità di creare comunicazione, confronto e occasioni di crescita e sviluppo di nuove occasioni, conoscenze e stili di vita tra i vari membri.

La considerazione però che ciò non stia avvenendo se non in minima parte (certo senza dimenticare l’impegno di quegli affezionati “sostenitori” che ogni anno hanno partecipato attivamente alle sottoscrizioni di autofinanziamento dato che la piattaforma ha un costo annuale, per la precisione nel 2014 hanno partecipato in 19 membri su un migliaio…!), e che la gestione creativa del network  ricada completamente sulla mia iniziativa personale, a parte qualche sporadica eccezione, che l’impegno di aggiornare e gestire il sito mi occupa quotidianamente tempo ed energie che credo a questo punto possano essere riconosciuti e valorizzati da tutti quelli che ne usufruiscono, mi ha portato infine a prendere una decisione importante: Da quest’anno, anzi da questa primavera, per diventare e continuare ad essere un Membro attivo di Bionieri e accedere al proprio profilo verrà richiesto il versamento di una piccola, direi simbolica quota annuale (penso intorno ai 6/7 €, cioè circa 50 centesimi al mese), questo perché da una parte il mio impegno abbia un riscontro che sia anche gratificante  per me (considerate anche le mie difficoltà di salute che seppur migliorata, dopo il trapianto, rispetto a prima non mi permette una reale autosufficienza lavorativa),  e che mi permetta anche, se non riesco a risolvere qualche problema tecnico, di potere chiedere la consulenza tecnica necessaria a risolverlo, e che dia anche più importanza al gesto di iscriversi che molti fanno o hanno fatto finora per semplice curiosità senza alcuna partecipazione attiva, nemmeno per completare il proprio profilo con una foto (!). Questo fermo restando che il sito resterà visibile a chi lo vorrà visitare, tranne forse per alcuni contenuti che riserverò ai membri iscritti. Immagino, purtroppo, quindi, che il numero di iscritti calerà notevolmente,  e tenuto conto che il sistema della piattaforma Ning per fornire il servizio di accesso a pagamento è a sua volta a pagamento, quindi è un costo mensile ulteriore per me, non sarà di certo un grandissimo business, quindi molto probabilmente resterà l’appuntamento fisso* per chi vorrà parteciparvi, della sottoscrizione annuale per l’autofinanziamento che renderà alcuni soggetti non solo membri ma “Sostenitori” di Bionieri, poi vedremo come va e se questa bella esperienza debba e possa continuare

……

Con un post su Bionieri una quindicina di giorni dopo ne davo l’annuncio:

http://bionieri.ning.com/profiles/blogs/2358980:BlogPost:174104

e con un altro post di qualche giorno dopo comincio a riferire delle prime risposte… nel bene e nel male!

http://bionieri.ning.com/profiles/blogs/accesso-a-bionieri-a-pagamento

Beh, spero molto che le cose cambino un po’ e che ci sia una presa di coscienza e di responsabilità un po’ più diffusa perchè al momento attuale ha risposto positivamente circa l’uno per cento degli iscritti alla piattaforma, ovvero, nella migliore tradizione italiana: “se posso avere un servizio gratis ben venga… ma partecipare (alla spesa) non sia mai!”

Comunico che Bionieri è anche su facebook

Buona Primavera

Ciao Avambardo


In ricordo di Renato Pontiroli, l'Avambardo

Quest’estate ha portato via un amico e un grande rivoluzionario. L’avambardo. In un luglio di fuoco ci ha lasciati Renato, il grande Renato Pontiroli, figura storica di progetti come C.I.R. (corrispondenze informazioni rurali) e la rete dei Bionieri, una delle due penne generose dei Selvatici, gli abitanti ai confini tra selvatico e coltivato. Ci ho messo un po’ a ricordare Renato senza asciugarmi gli occhi.

Renato sapeva parlare con chiunque e a chiunque riusciva a regalare la chiarezza del cambiamento. Con il suo meraviglioso uso della lingua italiana, Renato non ti diceva “un buco tra le rocce”, diceva “un anfratto”. Era sempre un piacere leggerlo, che fosse una comunicazione del CIR (è rimasta nel mito una sua mappa per raggiungere il raduno) o una lunga dissertazione su uno dei suoi mille interessi, che fosse la distillazione degli oli essenziali, come si spala la neve (“non si spala finché non finisce la scorta di tabacco!“) o l’insurrezione zapatista di Marcos.
Coniava nuove parole dense, come “avambardo” e “bioniere“; parlava di modi di vivere sostenibili, come il bioregionalismo.

L’Avambardo non era mai prevedibile, sapeva tirar fuori da una battutina un lungo dibattito pieno di idee innovative. E sapeva sdrammatizzare il discorso più serio. Un giorno ero veramente adirata con un collettivo che mi aveva invitata a tenere un discorso sulla decrescita e poi, scoprendo che la G. di G.Cacciola dell’articolo che avevano letto stava per Grazia e non per Giorgio o Guido o Gioele, mi avevano poco elegantemente cancellata. Inferocita, avevo raccontato la storia a Renato, che ne sapeva molto degli uomini che parlano tanto e fanno poco, del maschilismo che impera in certi posti culturalmente elevati, in realtà caverne buie di ottusità. Ne aveva incontrati tanti di quegli uomini che la zappa non sanno nemmeno che forma abbia e che non percepiscono che la terra ha profumi diversi, che quel profumo si aggrappa alla legna, la legna al pane e il pane alla casa. Giorni dopo scrissi questo post e il primo commento è di Renato. Una risata liberatoria, che esorcizzò tutta la rabbia. Renato sull’argomento aveva da scrivere più di tutti ma aveva risolto tutto in una frase, con quell’umorismo speciale di chi non ha mai bisogno di prendersi troppo sul serio, di chi sa quando a un amico serve una risata.

L’Avambardo ci ha lasciato anche un’ultima grande lezione di tenacia. Per curarsi, nella malattia, era dovuto tornare in città e mi si stringe il cuore a pensare Manù senza Renato e anche a Renato senza l’orto, senza la sua lavanda da distillare. Ma un avambardo lo è sempre stato dentro e non ha mai smesso di esserlo fino all’ultimo: piuttosto che niente, anche nella desolazione della città, ha piantato in un vaso del basilico profumato. Perché se non puoi avere tutto, puoi cominciare ad avere qualcosa. Renato era un grande maestro in questo.

Era stato una delle prime persone che avevo intervistato per “Scappo dalla città”, ed è anche l’unico che abbia due foto nel libro: mi serviva la foto di qualcuno con la vanga e non sono tanti quelli che parlano di orti e li fanno anche…!
Renato e la dolcissima Manù avevano accettato di parlare della loro esperienza per chi voleva vivere in modo diverso ma non sapeva da dove partire. Se non loro, chi?
A distanza di anni, chiudo ancora ogni conferenza con le parole di Manù, che non a caso chiudono anche il libro. Vedo sempre degli occhi di persone che si ritrovano in queste parole, perché sia Manù che Renato sono diretti, arrivano fino al cuore di chi cerca la strada.
“Renato” mi ero raccomandata per l’intervista “anche le cose negative, eh! Non è mica un libro per fricchettoni!”. Mi aveva detto che le cose negative sì, ma poche, perché il positivo di queste scelte è molto di più.

D’accordo con Manù, ho chiesto il permesso all’editore FAG di pubblicare sul sito e su quello di Selvatici il racconto che ha scritto Renato sulla sua vita e le sue scelte. Manù e io vorremmo che le parole di Renato continuassero ad andare lontano, ad arrivare a tanti e non solo attraverso un libro.

Ecco, Avambardo, facciamo andare ancora più lontano le tue parole. Sei stato un grande maestro sulla mia strada, un amico di cammino. Voglio ricordarti così, affinché, come hai scritto tu, “lo scambio di emozioni che a volte avviene attraverso le vite raccontate, contagi le sensibilità che sono già predisposte al cambiamento“.

Pontiroli Renato, come professione ho quasi sempre svolto quella di viticoltore, sia come coltivatore diretto che come operaio agricolo. Sono nato in un piccolo paese dell’Oltrepò Pavese e per un lungo periodo ho vissuto tra Pavia e Stradella,  attualmente abito con Emanuela in una casa di campagna nei dintorni di Ovada.

La mia famiglia era di quelle nomadi, con numerosi cambi di residenza fino a che non siamo ritornati al paese di origine, per questo mi sono sempre sentito privo di “radici” rispetto ai luoghi fino a quel ritorno che coincideva con la mia giovinezza, a 14 -15 anni. Con il “ritorno” mio padre ha ripreso a svolgere il lavoro di agricoltore che ho intrapreso anche io intorno ai 18 anni, lavoro che allora non mi piaceva molto perché l’ondata “rivoluzionaria” del 68’ aveva contagiato anche me: il centro del mondo e di un futuro possibile li situavo nelle piazze di Milano, non certo nella vigna di casa. Per più di 30 anni sono stato un militante politico dell’area antagonista e tutto il mio immaginario era mediato dal progetto di sovvertire lo “stato presente delle cose”, ma dopo tanti anni tutto si è dissolto, infranto.

Nella primavera del 1998 un mattino mi sono accorto che era ora di cambiare radicalmente vita: sono sceso dal trattore, mi sono tolto la tuta e mi sono licenziato

Poi varie disavventure, esperienze, storie fino a che ad un Rainbow Gatering, nella zona di Marradi, ho incontrato Mario Cecchi e il popolo degli Elfi, la Rete Bioregionale …dopo alcune settimane abbiamo dato  vita al C.I.R. (corrispondenze informazioni rurali) e io ho vissuto 7-8 mesi nel villaggio di Campori in Sambuca Pistoiese … poi ho conosciuto Emauela che attraverso altre esperienze era arrivata a percorrere un sentiero simile al mio.

Lei artigiana artistica, io contadino, entrambi cercavamo di praticare uno stile di vita che ci permettesse di “sottrarci” almeno parzialmente e gradualmente dall’imperativo produci-consuma-crepa. L’approccio alle visioni dell’ecologia profonda e del bioregionalismo è arrivato gradualmente in seguito, anche se la parola Decrescita non era  ancora stata coniata vedevamo nel nostro progetto di vita il modo per non essere asserviti alle regole di quella che oggi chiamiamo Globalizzazione ma che avevamo sempre chiamato Capitalismo, potevamo ancora ribellarci ad un futuro codificato ed alienato senza pentirci del passato e senza affidarci ad una “Rivoluzione” a cui non credevamo più.

Anche se in questi mesi stiamo vivendo una situazione provvisoria e insoddisfacente, le nostre giornate hanno il ritmo lento e naturale delle stagioni, il lavoro di artigiani lo svolgiamo in casa e gli unici periodi un poco frenetici sono quelli dei mercatini in giro per il nord e centro Italia. Le pratiche di coltivazione degli orti, dell’autoproduzione e conservazione degli alimenti non sono vissute come “lavoro” ma come gesti di liberazione, come momenti di consapevolezza e anche di bellezza. Il poco che abbiamo basta e possiamo prenderci il lusso di intere giornate di ozio, di lettura, dedicarci alla cucina o all’osservazione estatica, possiamo svegliarci alle 6 o alle 10 … questo significa che almeno in parte riusciamo a determinare il nostro tempo. Il bagaglio culturale che ci portiamo dietro ci consente di avere uno sguardo profondo e analitico sul presente, siamo quindi consapevoli che “stili di vita” come il nostro sono difficilmente replicabili e non raggiungeranno mai una massa critica tale da innescare cambiamenti sociali, facciamo parte di una generazione che ha iniziato un percorso ma non l’ha progettato collettivamente. Posso tranquillamente affermare che il nostro modo di vivere richiede molta energia, molta attenzione e costa fatiche, ma non lo cambierem(m)o.

A volte ci capita di stare in fiere e mercatini per svariati giorni e quando torniamo a casa ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati anche se viviamo con pochi soldi, poche cose, quasi alla giornata. Tra le cose più belle e  incredibili c’è il riappropriarsi del tempo, l’abitudine al silenzio, ai suoni della natura circostante, ai colori del bosco, alle sue energie….

Ci sono però degli inconvenienti che dobbiamo affrontare con coraggio e salda determinazione:  richiami di gufi e di civette nella notte,  bramiti di cervi all’alba,  cinghiali e i tassi che tentano di rapinarci l’orto, fagiani piumati come atzechi in battaglia che traforano pomodori e peperoni, ghiri specializzati in espropri di noci e nocciole, volpi e faine che sbafano galli e galline lasciando entusiastici ringraziamenti, ragni acrobati che ornano ogni angolo della casa, rospi giurassici che scelgono come tana i vasi da fiore, variegate specie di biscie multicolori e vipere paciose che spuntano da sassi, buchi e anfratti, salamandre dall’andatura bradipesca che obbligano a frenate improvvise e soste bibliche, ramarri smeraldini modello guarano che ti derapano sulla schiena mentre pisoli tra le viole…poi moltitudini di uccelli canterini  che tessono un tappeto sonoro quasi continuo ( gli piace particolarmente la musica irlandese e il Bob Dylan ! ) accompagnati dalla ritmica puntuale, serrata, precisa dei picchi…poiane, falchi e bianconi che sembrano sempre puntare con occhio lubrico l’unica oca rimasta…insomma un casino di un casino di genti.

Per non parlare degli odori!! Come apri la porta vieni invaso dai miasmi di rosa selvatica, menta piperita,lavanda e erba cedrina…lavi il pavimento con il solito decotto di timo ed entrano stormi di bombi alla ricerca di nettare, accendi la stufa con rametti di ginepro o pigne di abete e…cucini… orecchiette con broccoli e uvetta o merluzzo alla cipolla rossa di Tropea, polenta gratinata con formaggio di capra e inserto mignon di funghi, trenette al pesto di rucoletta selvatica e per il gioco dei venti e degli spifferi l’odore si trasferisce nella stanza dove dormiamo perseguitandoci i sogni notturni. Il peggio ci capita quando facciamo essiccare i porcini sopra la stufa a legna, colmo della sfiga detti porcini hanno l’ardire di spuntare a qualche decina di metri da casa come a preannunciarti il tormento futuro. Se ti viene in seguito l’idea di lavarti con sapone fatto con oleolito di calendula e olio essenziale di lavanda ( cose che ci tocca fare per vincere la noia, sia chiaro) poi sei costretto a sorbirti le lamentele degli gnomi e dei coboldi dello Scravaion, i quali giustamente non reggono tali odori.

La casa, il territorio ( bioregione)  in cui si vive è il centro del mondo, da essa partono le azioni, le emozioni, le idee con cui ciascuno si collega ai mondi umani  e non umani e dipende delle energie che hai e che metti in gioco l’ampiezza di questo coinvolgimento. La casa è anche il luogo conviviale della affabulazione e della condivisione, sia la nostra che quella degli altri con cui ci incontriamo.

Stiamo passando un momento molto duro e pesante, ma ritroveremo un luogo dove vivere, quindi anche se i momenti di sconforto sono profondi, cerchiamo di proiettare le nostre energie in senso positivo perché “lo sguardo dell’osservatore modifica l’osservato” e poi proveniamo entrambi da storie che non si sono mai arrese.

Da quando abbiamo dato vita al blog Selvatici selvatici.wordpress.com siamo quasi quotidianamente in contatto con persone delle più disparate età, professioni, luoghi geografici che chiedono consigli o esprimono il desiderio comune di “cambiare vita” o “diventare elfi” o trovare un luogo incontaminato dove vivere a contatto con la natura ecc. E’ ben difficile dare consigli e/o indicazioni a tutti ma pensiamo che ci siano persone che possono partire all’avventura come abbiamo sempre fatto noi e altre che invece hanno bisogno di buoni progetti, di sicurezze e che difficilmente saprebbero cavarsela on the road. Sicuramente il futuro è di chi progetta collettivamente vicinanze solidali,villaggi, quartieri, città… noi siamo Bionieri, apripista, solitari accidenti della norma. Non possiamo proporci come esempio per gli anni a venire ma solo contagiare altre vite con le nostre o con il racconto dei giorni, con le nostre storie.

Per questo abbiamo dato vita al “Rural Network” Bionieri, per mettere in relazione il nostro vissuto con quello di altri, affinché lo scambio di emozioni che a volte avviene attraverso le vite raccontate contagi le sensibilità che sono gia predisposte al cambiamento.

Intervista tratta da G.Cacciola “Scappo dalla città. Manuale pratico di downshifting, decrescita e autoproduzione” Edizioni FAG, pag. 242-246

http://www.erbaviola.com/2013/09/18/ciao-avambardo.htm

Riecco primavera


Equinozio di PrimaveraCon l’Equinozio di Primavera ci siamo lasciati definitivamente alle spalle l’inverno … a dire il vero è stato un inverno anomalo, stranamente mite e siccitoso, a parte il periodo di gelo siberiano e il metro e mezzo di neve caduta … ma anche l’estate e l’autunno 2011 sono state stagioni anomale, almeno per la mia esperienza e memoria: da giugno ad oggi sono arrivati un paio di temporali rovinosi, un paio di piggerelle isignificanti, una imponente nevicata ma con neve farinosa e inconsistente, in pratica un lungo periodo di siccità. L’orto ha sofferto durante l’estate, e dato che la campagna intorno era secca, caprioli e cinghiali hanno pensato di rifornirsi da noi: rasati i  bancali e divorate tutte le verdure, persino i porri … In autunno non c’era più nulla: solo i rotoli di rete anticinghiale che devo ancora finire di stendere! L’inverno mite, con temperature primaverili ha fatto fiorire le viole a Natale poi … poi un freddo siberiano ha iniziato a mordere le caviglie, poi la neve … tanta, troppa … e sono saltate le semine di febbraio. Altra nevicata agli inizi di marzo e solo in questi giorni ho ripreso i lavori: recintare l’orto, che ho ridotto notevolmente in vista di una ennesima estate calda e asciutta, risistemare i bancali scarapultati dai cinghiali, seminare. Tanto per rallegrare il tutto, durante l’estate  ci si era messo pure il vento  sradicando alberi, spezzando rami, schiantando file di fagioli e pomodori. Ho anche il sospetto che una colonia di arvicole discendenti dalle terribili “arvicole mongole” si sia istallata ai confini dell’orto … Ma è primavera: ripartiamo fiduciosi adattandoci a questi cambiamenti climatici, al terreno poco fertile, alla scomparsa degli insetti impollinatori, ai venti biricchini e alla pioggia che non cade … certo che se gli Dei e le Dee vogliono anche un poco del mio sangue … allora mi girano.

Incontro del C.I.R. settembre 2011


Cerchio durante un RainbowL’incontro del C.I.R. (Corrispondenze Informazioni Rurali) si svolgerà dal 20 al 26 Settembre 2011
Ci ospiteranno i ragazzi di CERRO BALESTRO (Massa Marittima) un ecovillaggio nascente in Toscana…
sono per ora una famigliola pronti ad aprirsi a nuovi compagni di viaggio… hanno organizzato tutto con amore…ci saranno anche attività creative..gioco lavoro arte!!!…
VENITE NUMEROSI E VOLENTEROSI!!!!!!
Qui di seguito le loro proposte scansionate in PRE C.I.R…e C.I.R.
COSINE DA PREPARARE PRE C.I.R. , INIZI DAI PRIMI DI SETTEMBRE.
  • DECESPUGLIARE per creare spazi per le tende
  • CREARE FUOCHI CUCINA
  • SPOSTARE MATERIALI PER LIBERARE I POSTI IN PIANO
  • DOCCE…per ora sul terreno abbiamo 1 compost toilet e 2 docce fatte con le taniche.
l’acqua che usiamo per ora è dell’aquedotto quindi faremo un cappello per l’acqua,
ecc…

PORTARE ATTREZZI DA LAVORO, GUANTI..

IMPORTANTE CONTATTARE PRIMA DI VENIRE PER EMAIL (0fireworks0@gmail.com)
OPPURE PER TEL 3391870011\3405664248
I LAVORI CHE CI PIACEREBBE FARE A CASA DURANTE IL C.I.R. SONO:
  • una compost toilet,
  • una cucina comune all’aperto,
  • impostare il nuovo orto e gli alberi da piantare
  • chiudere la cucina della casa con balle di paglia intonacate con argilla
  • E a seconda delle competenze che arriveranno al C.I.R. si deciderà per un lavoro o per un altro
WORKSHOP CREATIVI:
-ho chiesto a Sibi di fare  in una delle 6 giornate corso di danza creativa un pomeriggio per 1h e mezza 
-Valeria una mia amica vorrebbe fare o tutte le mattine o le 3 mattine degli ultimi 3 giorni yoga per 1h e mezza,poi chi vuole proporre corsi …sto contattando 2 miei amici che fanno acroyoga (un mix di massaggio in posture di yoga
acrobatiche),e una signora che vive qui vicino che vuole venirci a
trovare 1 giorno al C.I.R. che è reiky master….
sarebbe bello fare un cappello per il cir uno per la casa uno per i corsi.

RACCOMANDAZIONI...
_CI PIACEREBBE CHE NON CI FOSSE ALCOOL!!
_IMPORTANTE NON PORTARE CANI!!

_PORTARE POSATE E PIATTI  E BICCHIERI (non ne abbiamo proprio)

_SE QUALCUNO CE LI HA 2 PENTOLONI BIG FAMILY…noi ne abbiamo solo 1 (vediamo gli elfi..)
_TELO GRANDE IMPERMEABILE O ANCHE TELI..PERCHè SE PIOVE NON C’è POSTO AL COPERTO…vediamo gli elfi..con il mitico tendone…

PARCHEGGIO:

IL POSTO PER IL PARCHEGGIO E’ STATO TROVATO MA NON PUò CONTENERE COMUNQUE MOLTE AUTO, QUINDI VALE SEMPRE IL DISCORSO DI VENIRE IL PIU’ POSSIBILE CON I MEZZI PUBBLICI O DI
RIEMPIRE LE MACCHINE, POI A CHI VIENE CON IL CAMPER CONSIGLIAMO DI
PORTARE COMUNQUE UNA TENDA PERCHè IL PARCHEGGIO è A 1,5KM DA CASA E
CON POCHISSIMO SPAZIO IN PIANO.
CIBO:
-CIBO FRESCO SI VA DA UNA CONTADINA QUI VICINO CHE VENDE VERDURE
FRUTTA E UOVA BUONISSIME E A POCO SE SI VOGLIONO FORMAGGI DI PECORA O
DI CAPRA ABBIAMO VICINI CHE FANNO FORMAGGI SANISSIMI E BUONISSIMI PER
LATTE DI CAPRA C’è IL VICINO (POSSIAMO ANDARCI ANCHE A PIEDI )CHE CE
L’HA PER FARE YOGURT,MANCA SOLO IL SECCO(SE CI FATE SAPERE QUANDO FATE
L’ORDINE CI AGGIUNGIAMO PER COMPRARE ANCHE PROVVISTE PER CASA-C’è UNA
DITTA OTTIMA A POCA PREZZO SI CHIAMA IL FRANTOIO E STA FROSINONE….)

STRADA…
per arrivare da noi:
dall’aurelia si esce a Follonica est,si segue per Massa marittima;superata massa marittima(senza salire in città) c’è una grande rotonda,si va a dx per Prata,si supera il bivio per  Prata(senza entrare nel paese)dopo circa 2 km c’è un bivio che segna Tatti 8 km si segue per Tatti al km 5,5(dopo due o tre km) della strada provinciale cerro balestro a dx c’è un bivio sterrato per “Villa Tatti” si scende giu nella strada sterrata frontale,finita la dicesa c’è un bivio,si va a sinistra per il Saragio\Villa Tatti,si supera Villa Tatti dopo circa 200 m c’è un bivio che indica “Ragnaia” in giallo li si scende A PIEDI per 600 m e si arriva solo da noi.
questa è la strada ora in questi giorni contatto la vicina per usare il suo terreno come parcheggio perchè da noi non possono arrivare le macchine e la strada ha poco parchreggio,comunque troveremo un vicino con animo nobile per farci parcheggiare….(Il parcheggio verrà indicato con cartelli)quello che  raccomandiamo è di venire con meno auto possibili,perchè c’è veramente poco parcheggio,c’è la corriera  che arriva alle 5 del pomeriggio al bivio di strada sterrata (al km 5,5 dopo tatti bivio Villa Tatti) tutti i giorni tranne la domenica(parte  da Ribolla) e a Ribolla si arriva con la corriera da Grosseto.è consigliato arrivare con i mezzi pubblici o con macchine caricate con 5 persone,per avere meno mezzi parcheggiati.